Apple,
Samsung e Google espandono i loro servizi per i sistemi di pagamento digitali
via Nfc. Primo passo, conquistare la fiducia dei clienti e fare dell’app
l’unico riferimento per l’intera esperienza d’acquisto. Il tema dei
portafogli digitali sarà al centro del Salone dei Pagamenti …

Di
Mattia Schieppati


Il loro
ingresso nella riserva protetta dei processi di pagamento ha dato il segno
della rivoluzione in atto. Perché non si tratta delle solite (ormai, numerose)
start-up che hanno avuto il guizzo di giocarsi le proprie carte nel Fintech
provando a sviluppare un’idea interessante, ma sono colossi che oggi maneggiano
due degli ingredienti fondamentali del business:

  1. una platea enorme e super profilata di
    clienti-utenti,
  2. la loro quasi totale fiducia.

Questi i
due vantaggi competitivi chiave che rendono i cosiddetti Ott (Over the top) del
settore tecnologico dei protagonisti recenti ma non eludibili nell’ambito dei
sistemi di pagamento. Apple, Google-Android, Samsung, Vodafone si sono lanciati
nel giro di un lasso di tempo brevissimo (meno di due anni) nel grande gioco
dei pagamenti e del money transfer, cavalcando in pieno l’onda del mobile.
Sviluppando portafogli digitali (wallet) che consentono all’utente di
effettuare pagamenti e trasferimenti di denaro in maniera semplice e immediata,
attraverso app sempre più user friendly e performanti. Pagamenti che viaggiano
nel mondo “chiuso” dell’e-commerce ma anche – in prospettiva,
soprattutto – nel mondo fisico degli acquisti al punto vendita, tramite Pos
sempre più evoluti e l’espansione rapida del contactless, basato sulla Near
Field Communication.

100
milioni di persone useranno la tecnologia Nfc
Secondo
una ricerca realizzata da Strategy Analytics a livello globale,
intitolata “Mobile Nfc Payment Forecast Update: 2004-2021”, oltre 100
milioni di persone effettueranno pagamenti attraverso Nfc nel corso del 2016
(30 miliardi di dollari il transato complessivo). Entro 5 anni, il valore
totale del transato che viaggerà attraverso wallet digitali sarà di 240
miliardi di dollari). Tre i player che oggi occupano più solidamente questo
mercato, tutti soggetti “extrabancari” e tutti attivi nel campo
dell’Ict e della Tlc mobile: Apple con il sistema Apple Pay, Samsung con
Samsung Pay e Google che, dopo aver tentato l’avventura di un wallet
proprietario, ha scelto di trasferire tecnologia e know-how nei sistemi
operativi Android implementando le funzioni di Android Pay.

Mentre gli
analisti confermano, report dopo report, che il futuro dei pagamenti parlerà
esclusivamente la lingua dello smartphone e dei digital wallet, si registra
ancora da parte degli utenti una sorta di resistenza ad affidare a questa
totale smaterializzazione la gestione del proprio portafoglio quotidiano: negli
Stati Uniti, per esempio, rappresentano ancora il 41% coloro che non si
affidano ai pagamenti via smartphone per sfiducia rispetto alla sicurezza nella
gestione dei propri dati sensibili. In realtà, i “token”, ovvero i
sistemi di crittografia su cui si basano i principali wallet citati, hanno un livello
di sicurezza molto alto
(al posto del pin fisso che accompagna la nostra
carta di credito, per dire, il sistema elettronico genera un codice usa e getta
per ogni singola transazione, rendendolo in pratica irreplicabile e quindi non
soggetto a “furto”). Come dice un esperto del settore, la sicurezza
dei digital wallet è «assolutamente incomparabile rispetto al
“rischio”, che però tutti ci siamo abituati a correre senza pensarci,
di affidare la nostra carta di credito svariate volte al giorno a sconosciuti
per effettuare pagamenti fisici».

Quella
della “blindatura tecnologica” e della garanzia di sicurezza assoluta
è la prima sfida che tutti e tre i top player hanno affrontato, nella
consapevolezza,  come anticipato, che in questo settore il tema della
fiducia è fondamentale, e non ci si può permettere false partenze o falle che
spuntano d’improvviso in corso d’opera. Ecco le garanzie messe in campo.

Apple
Pay
Disponibile
per iPhone6 e per gli Apple Watch, è stato il primo portafoglio digitale a
usare i token per garantire la sicurezza. Sicurezza demandata a un chip fisico
– si chiama Secure Element – integrato nel
telefono. Il Secure Element immagazzina il token sul device e processa la
generazione del codice usa e getta utilizzato per ogni singola transazione.
Apple Pay, inoltre, al momento della transazione richiede all’utente di
autenticare il pagamento attraverso l’impronta digitale.

Samsung
Pay
Il
sistema equipaggia 7 modelli della gamma Galaxy di Samsung. Il
processo di generazione e trasmissione del codice usa e getta è del tutto
simile a quello di Apple; in più, Samsung aggiunge la tecnologia Magnetic
Secure Transmission
, che abilita lo smartphone a comunicare anche con
lettori non ancora attivi con la tecnologia NFC (ovvero, che ancora si basano
sulla lettura del codice magnetico della carta). L’MST emette un segnale
magnetico che simula la banda magnetica “fisica” e dialoga così con
il lettore.

Android
Pay
Android Pay può essere usato con smartphone con sistema operativo Android Kit
Kat 4.4 o superiore. Il sistema di tokenizzazione è uguale ai precedenti due.
La specificità di questo wallet è data dalla particolare forma di Nfc
utilizzata, che si chiama Host Card Emulation (Hce): questa tecnologia
non utilizza un “elemento sicuro” embeddato nel telefono, ma
immagazzina tutte le credenziali di sicurezza, token compreso, nel cloud. Le
transazioni attraverso Android Pay possono essere autenticate attraverso pin,
password o chiave biometrica (impronta digitale).

I
trasporti urbani spingono l’Nfc
Data per
garantita la sicurezza, la sfida ora è quella di far entrare questi sistemi
nell’utilizzo quotidiano delle persone. Un buon segnale è dato dal fatto che
uno dei “settori trainanti” nell’utilizzo dei digital wallet è quello
dell’acquisto di biglietti per i trasporti pubblici urbani: un’operazione di
assoluta routine e dove gli importi in gioco sono bassissimi, ma che serve per
fare sì che il pagamento via portafoglio digitale diventi una pratica
quotidiana. Una progressiva conquista di fiducia “dal basso”. Ecco
l’aspetto su cui battono maggiormente il tasto gli esperti nel presentare gli
scenari: se ci si limita a usare il digital wallet come sostituto della
“tesserina” fisica della carta di credito (com’è oggi nella maggior
parte dei casi, complice anche il fatto che stiamo parlando di tecnologie
disponibili da meno di un anno), il beneficio per l’utente resta minimo o
addirittura inutile. Il portafoglio digitale fa la differenza se riesce a integrare
tutto quella che è “l’esperienza di pagamento” dell’utente
: avere
sotto controllo e gestire le carte fedeltà, i coupon promozionali, archiviare e
rendere disponibili i maniera semplice le ricevute, permettere una gestione dei
flussi di cassa… Tutto quel “di più” che il caro vecchio
portafoglio in pelle proprio non può fare.