In
esclusiva per il Salone dei Pagamenti l’opinione di Luigi Rubinelli, direttore
responsabile di RetailWatch.it e tra i massimi esperti di grande distribuzione
in Italia: “Le catene da anni cercano soluzioni per facilitare i processi di
pagamento. Le banche, a livello europeo, dovrebbero mettersi d’accordo con i
provider tecnologici, Ios e Android, per spingere un nuovo sistema veloce di
pagamento diffuso che consenta di fare effettivamente la spesa in meno tempo”.
L’iniziativa del Salone può essere un passo importante nella direzione giusta … 

Luigi
Rubinelli è una delle figure più note nel panorama della distribuzione
italiana. È il fondatore e il direttore responsabile del sito RetailWatch.it. Fino a maggio del
2011 è stato direttore responsabile del mensile Mark-up che ha contribuito a
fondare nel 1994. È stato anche direttore responsabile di GdoWeek e di Largo
Consumo e opinionista di Radio 24. In precedenza è stato anche direttore marketing
del gruppo A&O Selex,  consulente di GPF&Associati di Giampaolo
Fabris, docente di marketing dei sistemi distributivi all’Università
Cattolica  di Milano. Ha scritto almeno una mezza dozzina di libri
sull’evoluzione del sistema della grande distribuzione in Italia. 

Cosa
pensa dell’impatto delle nuove forme di pagamento nell’evoluzione della
distribuzione?

«Penso,
ovviamente, che sia un tema fondamentale. Ma anche che ci sia un oggettivo
ritardo nell’applicazione delle nuove forme di pagamento nelle catene della
distribuzione italiana dove, ancora oggi, il contante rappresenta l’assoluta
maggioranza dei pagamenti, sia nel food che nel non food». 

Come
mai? È un gap culturale dei consumatori o ci sono altri punti di resistenza
verso i pagamenti elettronici?

No,
non credo che il problema sia il gap culturale. Certo, il contante per molti
rappresenta un’abitudine consolidata, ma ormai in quasi tutte le famiglie
italiane il capofamiglia ha in tasca una carta di credito e un Bancomat,
sarebbe molto difficile sostenere che non li usa perché non li ha o non li sa
usare. Alcuni, probabilmente, preferiscono usare i contanti per evitare di
essere tracciati, soprattutto per le spese non food più consistenti: il
frigorifero, il televisore. Per le spese food di minore entità si usa ancora
molto il contante per un’altra ragione: che vantaggio ho, io consumatore,
nell’usare la carta di credito invece di un biglietto da 10 euro per pagare due
etti di prosciutto? Risparmio tempo o denaro? No. Allora perché devo cambiare
abitudine? Tanto la fila alla coda resta la stessa… 

Insomma,
mancano ancora soluzioni che facciano effettivamente risparmiare tempo…

Il
problema è quello ed è lo stesso in tutt’Europa. Non facciamoci ingannare dalle
statistiche che dicono che gli italiani fanno peggio del resto degli europei,
al Nord l’utilizzo delle carte nella grande distribuzione non è molto diverso
da quello di Francia o Germania. Il Sud è un altro paio di maniche. Ma il
fattore chiave è che non c’è un nuovo sistema veloce di pagamento diffuso che
consenta di fare effettivamente la spesa in meno tempo. E il problema non è
tanto delle catene di distribuzione, che vorrebbero trovare delle soluzioni e
in effetti ne hanno anche sperimentate e ne stanno sperimentando alcune
soprattutto in campo NFC, le tecnologie che implicano l’uso di cellulari: il
problema è di filiera. La sperimentazione di nuove soluzioni costa.
Sperimentare in qualche punto vendita poi è molto diverso da applicare una
soluzione in tutti i negozi, anche quelli più piccoli e periferici. Altri
investimenti enormi sono necessari per formare il personale e immediatamente
dopo per informare i consumatori, spingendoli a usare le nuove soluzioni. Come
vanno ripartiti questi costi? Se non si mette d’accordo tutta la filiera del
pagamento (le banche, i fornitori di tecnologie, i gestori di reti telefoniche)
per le catene non ha senso tentare di applicare nuove soluzioni da sole. 

Quindi
le tecnologie ci sarebbero ma manca una “soluzione di sistema” che metta tutti
d’accordo

Assolutamente
sì. Quando parlo di un accordo di filiera penso a una soluzione, massimo due,
che diventino lo standard per tutto il mercato. Altrimenti la distribuzione
resta alla finestra. Le banche, probabilmente a livello europeo, dovrebbero
mettersi d’accordo con i provider tecnologici che sono sostanzialmente due, Ios
e Android, per spingere una tecnologia che possa funzionare per tutti. In
questo caso non credo che troverebbero resistenza da parte della distribuzione,
anzi… Le catene da anni cercano soluzioni per facilitare i processi di
pagamento. Finora nessuno si è rivelato più efficiente del vecchio sistema di
casse con operatore umano: penso al self skelling, il “salvatempo”, che non
solo spesso costringe il consumatore che ha già “letto” tutti i prodotti nel
carrello a rifare la fila, ma di solito non riesce a leggere una quota molto
elevata di prodotti che sono sugli scaffali e non “si accorge” delle promozioni
e degli sconti. Il risultato è spesso che il consumatore si scoccia e riempie
meno il carrello. Non precisamente un risultato desiderabile… 

In
questo senso crede che il Salone dei pagamenti possa essere un passo importante
nella direzione giusta?

Sì,
se tutti gli operatori della filiera cominciano a parlarsi il passo in avanti è
fondamentale. Oggi i soggetti più attivi sono i gestori telefonici. Le maggiori
catene di distribuzione stanno tutte più o meno già testando soluzioni NFC, ma
di solito ne parlano solo con la loro banca di riferimento: se riescono a
parlarne con il sistema bancario nel suo complesso è già un bel salto. Non
credo che il passaggio verso la “spesa veloce” sarà breve, ma può (e me lo
auguro) subire delle accelerazioni molto significative se tutti gli attori
della filiera diventano consapevoli delle esigenze che ci sono agli altri
livelli…