Secondo Vincenzo Gringoli, Director di Bain & Company Italia e responsabile della practice Pagamenti, sono tre i trend che interessano l’evoluzione dei pagamenti a livello globale: le novità tecnologiche, l’ampliamento dei metodi di pagamento e una crescente competizione con l’ingresso di nuovi player. L’Italia ha una bassa penetrazione dei pagamenti digitali ma ci sono le condizioni per un’accelerazione, con vantaggi per PA, esercenti e cittadini. La consapevolezza e la conoscenza di questi benefici sono fondamentali. In questa direzione il Salone dei Pagamenti giocherà un ruolo chiave …


Anche quest’anno l’ABI organizza il Salone dei Pagamenti: perché i digital payments sono sempre più al centro dell’attenzione, anche in Italia?
I pagamenti digitali, ossia senza contante, sono un business in crescita a livello globale. Considerando i principali paesi sviluppati (Uk, Usa, Canada, Cina, Giappone, Brasile, Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna) negli ultimi 6 anni il valore dei consumi pagati con carte di credito e debito è cresciuto di oltre il 10% per anno in media, passando dal rappresentare circa il 35% dei consumi nel 2010, a quasi il 50% nel 2016.
In Italia siamo ancora indietro rispetto agli altri paesi occidentali: l’incidenza dei pagamenti con carta è inferiore al 20% del totale pagamenti (stimato valere circa 1.000 miliardi di euro), rispetto, ad esempio, al 60% nel Regno Unito. Su oltre 500 miliardi di pagamenti C2B (ossia dai consumatori alle aziende) in Italia, oltre 300 sono ancora regolati in contanti, senza considerare i pagamenti alla PA e i pagamenti C2C. Esiste quindi ancora un ampio spazio di sviluppo per i pagamenti digitali nei prossimi anni, riducendo il gap verso gli altri Paesi occidentali. Una rivoluzione culturale imminente, che ci porterà da una società dominata dal contante verso una società digitale anche nei pagamenti, con benefici per l’intero sistema Paese.

In termini concreti, quali sono i benefici per i cittadini?
Sicuramente i pagamenti digitali portano chiari vantaggi per i consumatori. Innanzitutto la velocità e la comodità: pagare con la carta è un processo sempre più rapido grazie agli sviluppi tecnologici che stanno consentendo di sveltire il pagamento: dapprima con l’adozione di sistemi di connettività più avanzata per i terminali Pos (da Dial-Up a Ethernet), quindi con l’introduzione della tecnologia contactless e con l’utilizzo dei wallet. Il tutto anche in mobilità (in taxi, al tavolo, nel negozio senza fare la fila alla cassa ecc.). A questo aggiungiamo la diffusione degli acquisti online e omnichannel.

Gli acquisti online, però, rappresentano solo una nicchia del mercato dei pagamenti, perché sono importanti?
Pur rappresentando ancora una quota inferiore al 20% del totale speso in consumi, l’e-commerce è un segmento in grande crescita: negli ultimi 10 anni è aumentato in Italia di oltre il 10% annuo (a fronte di una crescita dei consumi ampiamente inferiore al 5%). Tornando ai benefici, i pagamenti digitali consentono poi anche un più efficace monitoraggio delle proprie spese: sono ormai diffusissime le app che permettono di controllare ogni giorno le transazioni della carta, riclassificare le voci di spesa, creare avvisi in caso di superamento di una certa soglia o fare la nota spese aziendale in automatico. Il tutto al costo del canone di una carta di credito, pochi euro al mese per le carte più diffuse. Sostenuto questo costo, il consumatore non paga niente per la singola transazione.

E i benefici per gli esercenti?
I clienti chiedono sempre di più di pagare in modo digitale, e quindi per un esercente il pagamento digitale diventa un fattore competitivo. Inoltre ci sono dei chiari vantaggi legati alla non gestione del contante (errori, furti, tempo speso per depositare gli incassi, ecc.). E poi i pagamenti digitali offrono inoltre agli esercenti alcuni servizi a valore aggiunto, che consentono di fornire un servizio migliore al cliente e/o danno visibilità all’esercente su dati e informazioni del consumatore (nell’ambito delle regulation sulla privacy).

Può fornirci qualche esempio di servizio a valore aggiunto?
Seppure con penetrazione ancora limitata, posso citare innanzitutto il Dynamic Currency Converter (Dcc) e la Pre-autorizzazione. Il Dcc è l’abilitazione ad accettare pagamenti in valuta estera, pensato soprattutto per settori con incidenza elevata di clienti extra Ue, come la moda e gli alberghi. La Pre-autorizzazione verifica invece la disponibilità di una somma di denaro per poterne poi disporre il pagamento in un secondo momento: è quello che succede in hotel al check-in o nel momento in cui si prende un’automobile a noleggio.
Esiste poi un mercato di servizi diffusi in altri paesi, come Uk e Usa, e non ancora in Italia. Ad esempio l’Analisi dei dati e Loyalty, legati alle carte di credito, per offrire al cliente un’esperienza d’acquisto personalizzata e provare a trasformarlo da “una tantum” a “regolare”: nel 2015 oltre il 40% degli esercenti a livello globale ha identificato come prioritaria sul tema pagamenti iniziative di offerte e sconti mirati (Targeted customer offers and rewards). App come Thanx o Square consentono di riconoscere il cliente ogni volta che effettua un pagamento con una carta di credito registrata, e premiarlo per gli acquisti. Ad esempio “Ogni 10 prodotti acquistati, ne hai uno gratis. Oppure veicolando promozioni personalizzate sulla base del profilo degli acquisti precedenti: “Questa settimana sconto del 10% sul tuo prodotto preferito”.

Anche lo Stato si sta muovendo sui pagamenti. Prendiamo ad esempio la piattaforma PagoPA …
I pagamenti digitali sono di interesse anche per lo Stato. Nell’ambito del programma Agenda Digitale si sta promuovendo anche la digitalizzazione dei pagamenti alla PA attraverso PagoPA. Questo significa innanzitutto maggiore vicinanza al cittadino per i pagamenti verso la PA: non gli si chiede più di recarsi presso il Comune e mettersi in coda per regolare un pagamento, ma è la PA che entra nelle case dei cittadini, consentendo loro di pagare dal proprio computer o smartphone. Inoltre i pagamenti digitali consentono un passo avanti in direzione di una maggiore trasparenza. Per questo è in corso uno sforzo a livello di regolamentazione europea per aumentare la penetrazione dei pagamenti digitali.

Quali trend intravede per i prossimi 5-10 anni?
Sono principalmente tre. L’evoluzione tecnologica, l’ampliamento dei metodi di pagamento e una crescente competizione con l’ingresso di nuovi player sul mercato. Partiamo dal primo. La tecnologia trasforma gli strumenti di pagamento, rendendoli più coerenti alle esigenze delle nuove generazioni: computer, tablet e smartphone iniziano a diventare un’opzione anche per i pagamenti in negozio, non solo per l’e-commerce. Per il consumatore basta avere uno smartphone con tecnologia Nfc, cioè che consente di comunicare wireless a corto raggio, e scaricare una app per virtualizzare la propria carta di credito c-less e renderla così sostituibile dal proprio telefono. E si potrà pagare anche attraverso l’orologio ed altri wearable devices. La trasformazione degli smartphone in strumenti di pagamento facilita anche il processo di gamification, che rende l’esperienza di pagamento più simile a un gioco attraverso lo sviluppo di app ad hoc disponibili al cliente per monitorare le proprie spese o per consultare offerte dedicate, come nei programmi di loyalties.

La nuova tecnologia è a disposizione anche dell’esercente?
Certo. Stanno emergendo soluzioni che semplificano l’accettazione di pagamenti digitali. Prima di tutto la tecnologia c-less, che riduce i tempi di transazione. Inoltre si stanno sviluppando sistemi integrati cassa/terminale Pos, con piena comunicazione tra i device e integrazione dei dati, evitando così la doppia digitazione dell’importo per il cassiere. Un’indagine fa emergere che il 25% degli esercenti richiede già oggi sistemi di pagamento integrati. In un futuro non lontano, il sistema di pagamento potrebbe essere un tablet Nfc con un cassetto fiscale. I progressi della tecnologia consentono anche di aumentare il livello di sicurezza, con sistemi innovativi di identificazione ed autenticazione, sfruttando i dati biometrici del consumatore.

Torniamo al secondo trend: i metodi alternativi di pagamento. Potrebbero comportare l’utilizzo di circuiti differenti da quelli più diffusi?
Per i pagamenti C2B, non necessariamente: i wallet di carte à-la-PayPal si appoggiano ai circuiti tradizionali, come Visa o Mastercard. Altri metodi definiscono invece circuiti di pagamento alternativi e riescono a intercettare pagamenti fino ad oggi regolati in contante. È il caso dei pagamenti istantanei fra conti correnti o dei pagamenti attraverso tecnologia blockchain (ledgers to ledgers). Questi ultimi potrebbero trovare applicazione anche per i pagamenti C2C. Un’ulteriore soluzione sono gli instant payment, promossi dal regolatore: consentono il regolamento della transazione entro 10 secondi, all’interno dei principali Paesi europei. Con i pagamenti B2B, le Pmi ridurrebbero il rischio di ritardo negli incassi e tensioni di liquidità. Un altro esempio di applicazione sono i pagamenti verso la PA, che potrebbero essere regolati immediatamente via mobile. Nel mirino del settore ci sono poi anche i micro pagamenti, sotto i 10 euro, fino ad oggi regolati in contanti. Sono allo studio soluzioni per incentivare consumatori ed esercenti all’utilizzo di strumenti di pagamento digitale anche per acquisti di importo minimo, come un caffè o un giornale.

Terzo trend è la crescente competizione da parte di nuovi player. Chi sono?
L’evoluzione dell’arena competitiva merita un discorso a parte: oggi è dominata dalle banche, che sono il principale canale distributivo sia per le carte sia per i terminali Pos, da player specializzati consolidati, come CartaSi, e da grandi processor. Ma sul mercato si stanno affacciando anche tech companies affermate che diversificano il business, come Apple, e Samsung, start-up specializzate, come N&TS, e player stranieri: bisognerà valutarne l’impatto sugli equilibri di mercato.

Un’ultima domanda: perché venire al Salone dei Pagamenti?
Rappresenta un evento unico in Italia: per ampiezza dei temi trattati e per la presenza di numerosi player ed esperti del mondo dei pagamenti. Per le aziende del settore è un’occasione per approfondire gli impatti attesi dell’evoluzione tecnologica, regolamentare e competitiva sul proprio business nei prossimi anni. Per i non esperti è invece un evento interessante per creare consapevolezza o scoprire i vantaggi dei nuovi strumenti di pagamento per i diversi interlocutori: professionisti, privati e PA. Per i giovani, può essere un’occasione per chiarire dubbi e curiosità su strumenti già diffusi quali le carte di credito (costi, sicurezza nell’utilizzo, differenze tra i vari prodotti offerti, …), ma soprattutto per esplorare come si potrà pagare nei prossimi anni e per scoprire nuove professioni e professionalità che il mercato dei pagamenti richiederà sempre più: ad esempio data scientist, digital analyst e regulation expert.