Il digitale può rafforzare il ruolo economico delle donne? A questa domanda risponde la sessione del Salone dei Pagamenti moderata da Claudia Segre, Presidente della Global Thinking Foundation. Che intervista per noi Paolo Sironi di IBM, keynote speaker della sessione ed esperto internazionale  di Fintech

Intervista a cura di Claudia Segre

 

La valorizzazione e lo sviluppo del ruolo professionale delle donne nel futuro digitale in grande trasformazione. Non cogliere questa opportunità vuol dire allontanare ancora di più la realizzazione della parità di genere. Parte da questo obiettivo la sessione del Salone “Industry 4.0. Come il digitale può rafforzare il ruolo economico delle donne” (vedi qui i dettagli) di giovedì 23 novembre, ore 15.00/17.30.

Moderata da Claudia Segre, Presidente della Global Thinking Foundation, la sessione vede tanti interventi interessanti che ruotano attorno al ruolo delle donne nel mondo del lavoro e della società, dove creatività, talento, capacità di fare rete saranno sempre più importanti e vincenti se accompagnate dalle  conoscenze tecniche. Con un keynote speech che terrà Paolo Sironi, Fintech Thought Leader Watson Financial Services IBM, che affronterà il tema “Il Fintech e le donne: la mia esperienza in giro per il mondo e alcuni spunti per il nostro Paese”.

In questa intervista realizzata da Claudia Segre, Paolo Sironi anticipa i temi chiave che saranno trattati all’interno della sessione sul ruolo economico delle donne.

Robotica e Bioscienze stanno cambiando  il volto del mondo del lavoro ma se da un lato avremo progresso e maggiori profitti economici dall’altro l’impatto sul modo di lavorare e di vivere sarà una sfida ad impatto sociale. Quale futuro per la “macchina umana” dal suo punto di vista? 

Sono da sempre un fautore della centralità dell’uomo e della sua capacità di creare progresso nonostante la storia non sia sempre un percorso lineare e facile. La tecnologia ha aiutato la nostra società a liberarci da un gran numero di attività molto pericolose e logoranti. Già oggi, e sempre di più in un prossimo futuro, ci permetterà anche di aumentare le nostre capacità meno manuali e più cognitive. Questo percorso non nasce ora ma è iniziato con l’età del computer e sta trovando oggi grande accelerazione con il FinTech. È importante però ricordare che la tecnologia non nasce da sola ma è un prodotto dell’uomo. Per cui spetta alla politica dialogare in modo aperto con l’industria, che deve essere responsabile per garantire eticità, crescita sociale e non esclusione. Recentemente ho apprezzato la possibilità di essere relatore di un’audizione parlamentare sul tema del FinTech, dell’intelligenza artificiale e della Blockchain nell’ambito di un’indagine conoscitiva sulla trasformazione del mondo banca e assicurazione attraverso la tecnologia. Il mio messaggio è stato chiaro: la tecnologia può aumentare e non sostituire la macchina umana. Il regolatore primario e quello secondario sono chiamati a riflettere oggi per mettere in campo quelle azioni economiche, legali, di tutela dei dati personali e di supporto a un nuovo modello educativo che favoriscano la crescita in un secolo che si è invece aperto in Europa all’insegna della stagnazione.

Quello che osserveremo quest’anno al Salone dei Pagamenti sarà tra l’altro la crescente applicazione di codici informatici a nuove aree della finanza e della vita economica che già in molti Paesi emergenti , soprattutto in Africa, ha cambiato il mondo dei servizi tipicamente bancari. Tutto cambia per l’uomo della strada e a che punto è  questa rivoluzione in Italia rispetto ai Paesi nei quali ha potuto osservare gli effetti di questa trasformazione?


L’Italia è un grande paese con un elevato grado di penetrazione del “mobile” e un alto uso dei social media. Ma questo non si è ancora accompagnato a un cambiamento profondo dell’offerta bancaria che possa seguire gli individui nella loro vita digitale. L’Italia non è un caso isolato: nei confronti della Cina anche gli Stati Uniti ne escono con le ossa rotte. Ma non dimentichiamoci che le nuove tecnologie pongono all’attenzione di tutti temi importanti che non sono legati solo alla facilità di accesso (frictionless user experience), ma anche alla riservatezza dei dati (privacy e security). Per cui questo ritardo iniziale, se accompagnato da una serio approccio alla tutela individuale, permetterà all’Italia e all’Europa di creare un modello digitale più equilibrato e tutelante di quello Cinese. Certamente, nel mondo sotto sviluppato o nei mercati emergenti la corsa alla digitalizzazione assume altri caratteri legati alla mancanza di infrastrutture non digitali, per cui i vantaggi inclusivi sembrano essere a oggi molto superiori rispetto a elementi delicati legati al trattamento dei dati.


Competitività , innovazione per un futuro di crescita sostenibile. E al Salone dei Pagamenti parleremo di come rafforzare il potenziale economico di una risorsa tra le più cruciali e vulnerabili: la popolazione femminile. Piena integrazione politico ed economica ecco la sfida per un Paese all’avanguardia di questa sfida digitale: le imprese innovative rifuggono i Paesi con politiche di genere limitanti, è d’accordo e lei da che parte sta?


Io credo nella diversità delle persone e nel rispetto delle tipicità biologiche e psicologiche degli individui. Ma credo anche e soprattutto nell’uguaglianza delle competenze. Per molti anni (anche nel dopoguerra) una larga parte della popolazione non ha potuto contribuire appieno alla vita politica ed economica per via di retaggi culturali che dobbiamo avere il coraggio di cambiare, per via di politiche economiche e sociali che non hanno saputo valorizzare in modo equilibrato le delicate differenze di genere, per un atteggiamento professionale di molte aziende e professionisti che non ha saputo permettere alle competenze individuali di essere al centro delle decisioni manageriali anziché l’appartenenza al gentlemen’s club. Solo mettendo le competenze al centro risolveremo la questione di genere perché le donne sanno vincere sulle competenze. Lo vediamo spesso nella scuola, nella responsabilità verso la famiglia, nel mondo del sociale. Io lo vedo anche nel mondo del lavoro e vorrei lo vedessero tutti non come si trattasse di osservare dei panda ma di una corretta normalità. Ginni Rometty, Ceo di IBM, è una donna. Per molti anni il mio responsabile lavorativo nella Banca Commerciale Italiana è stato una donna. Metà dei colleghi nella mia start-up e nel mio team in banca sono state donne. Quote rosa? Niente affatto, solo il convincimento di guardare alle competenze. E le competenze non hanno genere.